La storia del brutto anatroccolo inizio' il 27 febbraio del 1952, quando Romanella diede alla luce un cavallotto bruttino e sproporzionato: frutto di un breve attimo di passione consumato con Tenerani nelle campagne inglesi intorno a Newmarket. Consapevole Cupido di quell'incontro fu il genio ineguagliato di Federico Tesio. E vedendo il prodotto di quel breve amore, furono in molti a pensare che non tutte le ciambelle riescono col buco.

E si sbagliavano...

Il brutto anatroccolo di Newmarket si sarebbe rivelato, non un bellissimo cigno, ma il piu' grande galoppatore nella storia del turf europeo...

Era una mattina come tante quando si presento', per la prima volta, sulla pista di allenamento sotto lo sguardo scettico di chi, dopo la doma, dovette allungargli di 20 centimetri un sottopancia la cui misura calzava a pennello a tutti gli altri puledri. Quel giorno il brutto anatroccolo si prese la prima rivincita sui suoi detrattori, lasciando dispersi lungo la pista i due coetani ai quali rendeva 7kg. E da quel momento il brutto anatroccolo divenne per tutti :

RIBOT

Il 4 luglio 1954, giorno in cui oltreoceano gli americani festeggiano la loro indipendenza, RIBOT festeggio' il suo debutto sulle piste vincendo il premio Tramuschio sui 1000 metri della drittura di SanSiro. Quella fu la prima di una lunga serie di vittorie che fecero di lui un mito vivente.

Dopo poco piu' di due mesi, il 26 settembre, batte tutti i migliori coetanei sui 1200 metri del Criterium Nazionale.

Dopo il Criterium Nazionale eccolo regalare, nel Gran Criterium, un brivido al pubblico di San Siro. Camici, oramai sicuro della sua

vittoria si rialza sulla sella e viene costretto a "riprendere" il suo pupillo a soli 50 metri dal palo per rintuzzare un furiosio assalto finale di Gail.

 

La quarta vittoria la consegue, allungando il tiro sui 1500 metri dell'ippodromo pisano, nel marzo del 1955, per raccogliere il tributo del pubblico locale ed iscrivere il suo nome nell'albo d'oro Premio Pisa.

Dopo un lavoro preparatorio, in cui si permette di strapazzare un certo Botticelli e l'imbattuta Theodorica, eccolo nuovamente alla

"Scala" di Milano dove, per ribadire a Gail, ancora una volta secondo, chi comanda, conquista i 2000 metri del Filiberto per 10 lunghezze.

 

Nel luglio del medesimo anno, con un pensierino all'Arc de Triomphe, allunga la distanza e porta a casa il premio Brembo sui 2200 della pista grande di Milano.

Meno di due mesi dopo, il 7 settembre, vince ancora a Milano sui 2400 del premio Besana.

L'8 di ottobre del 1955 e' un giorno nero per i bookmakers francesi... la quota del portacolri della Dormello e' 10 contro 1.

Sono tanti i supporters italiani che ci credono. E Ribot non e' certo uno che tradisce gli amici... Nonostante l'intralcio provocatogli da Hidalgo II che, procedendo scosso, lo costringe a partire ai 1000 meri, sul palo mette fra se' e Beau Prince II una manciata di lunghezze che significano tanta classe. E tanti franchi nelle tasche dei fans italiani presenti e vincenti. I bookmakers finirono i soldi e le vincite furono incassate fino a sera inoltrata.

 

Gli avversari dell'Arc de Triomphe lo vengono a cercare, dopo due sole settimane, per la rivincita. L'appuntamento e' a Milano. l'occasione e' il Gran Premio del Jockey Club...

Sulla pista grande di casa, il Re non si tira certo indietro e, su un fondo ridotto ad un acquitrino, in quella domenica di ottobre lascia tale Norman, vincitore dei 2 precedenti Jockey, a ben 15 lunghezze di distacco.

 

Dopo la pausa invernale: il rientro nel maggio del 1956. Una "passeggiata" di 2000 metri per portare a casa il premio Venino e, dopo una settimana i 2400 metri del primo Vittuone. In pratica due "lavori pubblici" in souplesse, ma con un occhio rivolto al Premio Milano del 10 giugno.

Per un ultimo "lavoro" i 2000 metri del premio Garbagnate non sembrano sufficienti al suo "entourage" ed Enrico Camici, dopo il palo, continua a mandare il suo pupillo, sotto gli occhi di un pubblico incredulo, per altri 300 metri, sfruttando al massimo la lunga drittura che a SanSiro giunge al terzo traguardo.

Il 16 giugno 1956 e' il giorno del Gran Premio di Milano. In pista ci sono il vincitore del Derby: Barba Tony, ed il vincitore del premio Presidente della Repubblica: Vittor Pisani.

Vittor Pisani, nel tentativo di stroncare l'astro della Dormello, imposta una corsa pancia a terra, ma quando per lui giunge il momento di riprendere fiato, per RIBOTgiunge invece il momento di allungare il passo.

La corsa finisce li' con Tissot secondo a 8 lunghezze, e Vittor Pisani, dopo corsa suicida, conclude la sua carriera quarto a 16 lunghezze di distacco.

 

Dopo tali successi giunge il momento di tornare a vedere nascere il sole in suolo natio.

 

La Terra d'Albione lo vede alla partenza delle King George ad Ascot su una pista ridotta come una risaia del Vercellese. Ad applaudire il vincitore e a salutare la Regina sono giunti in 100.000 da ogni parte del Regno Unito. Il Capolavoro di Tesio, in preda a chissa' quali pensieri, non pare impegnarsi a sufficienza. Il suo interprete di sempre intravede la possibilita' della prima sconfitta, i supporters italiani tremano... Ai cento finali il portacolori reali High Vel e' in testa e la Regina sorride...

Sul palo RIBOT e' primo e a Sua Maesta' restano ancora 5 lunghezze da percorrere!

 

Dopo le "soffernze" delle King George sembra giunto il momento di concludere la carriera agonistica. Sono giorni di dure decisioni: "RIBOT va in razza" e di baldanzosi ripensamenti :"Andiamo ancora a Parigi!"

La decisione e' presa: "Si corre il Piazzale a Milano e poi torniamo in Francia!"

I 1800 metri del Piazzale sono una formalita'.

Un lavoro preparatorio all'Arc lo vede confrontarsi con l'amico Botticelli in una vera e propria lotta. Botticelli ne esce tanto malconcio e spremuto da abbandonare la carriera agonistica e dedicarsi ai piaceri della carne nella verde oasi di Bolgheri.

Il successivo lavoro sui 1000 tirati: "Chissa' mai che a Parigi ci sia un arrivo in volata..." vede RIBOT contro una professionista della velocita' a cui rende 20 kg e una decina di lunghezze. Ai 500 RIBOT passa la compagna di scuderia che va a manetta come se fosse un paletto dello steccato e ai 1000 e' davanti di 10 lunghezze.

La carriera agonistica di RIBOT termina dunque con il tanto atteso, forse temuto, sediciesimo trionfo. Il terzo in terra straniera, il secondo a Parigi. Davanti a 120.000 spettatori in delirio vola e lascia gli avversari a 6 lunghezze di distacco. Nessuno prima e dopo di Lui ha saputo vincere con tanta facilita' il piu' prestigioso alloro europeo.

 

Durante le sue due ultime apparizioni pubbliche, RIBOT, strappera' ancora applausi ai suoi fans. A Milano, dopo 1600 metri, forzera' la mano ad Enrico Camici e proseguira' volando, per regalare al pubblico di San Siro altri 400 metri di pura classe e potenza.

Mai in gara alle Capanelle, RIBOT vi si rechera', a gran richiesta degli appassionati romani, per una passerella. Al termine della quale rientrando al tondino, dimostrando di saper essere protagonista anche fuori dalle gare, disarcionera' l'amico e compagno di tante vittorie Enrico Camici.

 

La leggenda di *Ribot* non termina con la sua carriera agonistica: prosegue lungo gli anni della sua attivita' amorosa con figli capaci, come Molvedo, di conquistare ancora il suolo francese, e dopo ancora, attraverso i suoi innumerevoli discendenti.

Ma questa e' un'altra storia...

Un grazie all'amico Piero Rossi, senza il quale non avrei potuto realizzare questa pagina.